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Disturbi del Comportamento Alimentare. Intervista a Vincenzo Barretta

Sempre più persone, soprattutto i più giovani, sono afflitte da disturbi alimentari e non accettazione del proprio corpo, motivi e risultati di altri malesseri. Ne parliamo con lo stimato Psichiatra Vincenzo Barretta, Psicoterapeuta e Specialista in Dipendenze Patologiche, Direttore Scientifico del Centro Noesis di Napoli che si occupa di Psichiatria e Psicoterapia, nello specifico, Diagnosi, Terapia e Riabilitazione delle Patologie da Dipendenza.

Dipendenze e scompensi alimentari. Come riconoscerli? Esistono campanelli d’allarme o possono passare inosservati?

Da alcuni anni i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), da parte di alcuni studiosi, cominciano ad essere letti come una forma di dipendenza, particolarmente le forme di Bulimia o di Disturbo da Iperalimentazione Incontrollata, in cui si verificano episodi di abbuffata e vomito. Purtroppo, tali condizioni possono passare inosservate, a volte anche per lungo tempo. Si può provare a indicare alcuni elementi che possono rappresentare segnali prodromici o veri e propri segni della malattia, che, tuttavia, vanno considerati con attenzione per evitare inutili allarmismi. Spesso in questi soggetti, già in tenera età, è presente bassa autostima prevalentemente legata ad aspetti associati alla corporeità, frequente è l’insoddisfazione per la propria immagine corporea, talvolta sono presenti problemi affettivo-relazionali, tra cui la marcata difficoltà a mangiare davanti ad altre persone, frequenti soste in bagno per i soggetti che praticano il vomito auto-indotto, bugie sulle proprie abitudini alimentari, ritiro dalle amicizie precedenti e relativa chiusura al sociale. Tra le caratteristiche di personalità possiamo notare tendenza alla passività, ridotta assertività, oppure, nel compartimento scolastico e/o lavorativo la ricerca costante di risultati aimpareggiabili, ripudiando completamente l’ eventualità di non riuscire nello scopo. Tuttavia, nella fase iniziale della malattia, propriamente detta Luna di Miele, la persona anoressica sembra euforica, felice e senza pensieri; si tratta di una condizione transitoria che spesso inganna totalmente i primi sentori di disturbo alimentare.

Quando e come intervenire?                                                                                             

L’intervento sul paziente andrebbe senza eccezione condotto molto velocemente onde evitare che la malattia si aggravi, anche se va detto che in alcuni casi, purtroppo non molto frequenti, il problema può durare pochissimo tempo e risolversi da solo. Ma quando dura più di qualche mese e i sintomi cominciano ad essere evidenti bisogna subito consultare gli specialisti. Il trattamento di elezione è la psicoterapia condotta da uno psicoterapeuta esperto, a cui spesso va associato un intervento sulla famiglia sia di tipo psicoeducativo (che andrebbe sempre fatto) che di vera e propria terapia familiare quando necessario. In alcuni casi selezionati può essere indicato anche un intervento di supporto farmacologico specifico.

Si può considerare un problema degli ultimi anni, quelli del boom e conseguente crisi economica, oppure sono sempre esistiti?                                                                                  

Dal punto di vista storico, sin dal medioevo si registrano casi che oggi diagnosticheremmo come DCA, ma non v’è dubbio che l’esplosione di queste malattie in termini epidemiologici sia avvenuta negli ultimi decenni.

Suggerimenti e consigli a genitori e persone vicine a individui con disordini alimentari patologici.

Il primo consiglio è sempre quello di evitare la colpevolizzazione o di spingere con forza a cambiare il comportamento alimentare. Ciò potrebbe invece avere un effetto deleterio sul soggetto il quale può reagire inasprendo le proprie difese psichiche e attuare con maggiore forza il proprio stile alimentare alterato.

Quanto i finti miti, le mode, la pubblicità, influenzano, soprattutto i giovani, oppure anoressia e bulimia sono soprattutto da ricercare soltanto in disagi psicologici?    

Alla base vi è sempre una qualche forma di disagio che si esprime nel rapporto con il proprio corpo e con la propria alimentazione. I modelli estetici propinati dai “media” possono sicuramente avere una forte influenza soprattutto sui soggetti più giovani, così come forte può essere l’influenza del gruppo dei pari. I coetanei possono, talvolta, indurre a considerare il proprio corpo come goffo o troppo grasso e quindi spingere a comportamenti errati.

Come si può raggiungere una diversa consapevolezza di se stessi e del proprio corpo?    

Occorre diffondere modelli di pensiero in cui il valore dell’individuo va ben oltre la forma del corpo. Gli  adolescenti spesso dovrebbero capire che è  molto importante addentrarsi con tutte le percezioni del nostro corpo, gradevoli o eventualmente sgradevoli e imparare ad elaborare la componente emozionale che è, a queste, connessa. Accettare il proprio corpo significa anche desiderare di migliorarne la forma, ma nel rispetto della fisiologia e del proprio benessere, imparando soprattutto a gestirlo meglio per quanto riguarda la postura, i movimenti e l’abbigliamento, il che consentirà di comunicare al mondo cosa e chi veramente siamo, senza inseguire ideali di magrezza irraggiungibili e dannosi.

Carmen Vicinanza

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